Lo confesso, ho una smodata passione per i secondi, specie per quelli a lunga cottura. Impazzisco per i piatti delle grandi occasioni, quelli della domenica, che sanno di festa, di ore trascorse chiacchierando amabilmente con la famiglia o con gli amici. Quei piatti che, come il brasato al Barolo, il bollito, l’ossobuco alla milanese, il pollo arrosto (farcito o meno) e lo stinco di maiale al forno, appartengono ai grandi classici della cucina italiana. Tra questi, spesso, sulla mia tavola non può mancare la faraona, il cui ripieno varia in base all’idea del momento. In alternativa, per andare sul sicuro, punto sempre sui funghi.
Questa volta ho scelto i carciofi, visto che sono di stagione e, diciamolo, ci stanno anche molto bene. La farcia per il resto è tra le più comuni: salsiccia, sgranata e rosolata in padella, mollica di pane ammollata nel latte, uovo, parmigiano grattugiato e qualche fogliolina di maggiorana. Per la cottura della faraona io amo particolarmente utilizzare il Marsala secco – sostituibile anche con un brandy – e, come per la maggior parte degli arrosti, utilizzo i fuochi al posto del forno. Lo trovo un metodo meno sporchevole e, soprattutto, mette in salvo le mie mani, visto che pare abbiano un rapporto a dir poco magnetico con le resistenze.
Certo è una preparazione che richiede amorevole cura e una buona dose di pazienza, a fronte però di una grande soddisfazione finale, non solo vostra, ma anche dei vostri ospiti. Per risparmiare tempo e fatica, ma non denaro, è preferibile farsi disossare la faraona direttamente dal macellaio; in questo caso io chiedo che vengano lasciate intere solamente le ali. Dovesse infine servirti un’idea per affiancarci un contorno, sappi che le cipolline borettane glassate ne sono il degno completamento.